HT #168: "U e u"

 Due passi nelle "retrovie" di Megalochori, compresa una stradina che forse era la prima volta che percorrevo. Un cartello indica un (ex) frantoio e mulino (o assimilabile, i traduttori automatici non sempre rendono bene e credo che questo sia uno di quei casi). Sbirciando all'interno non pare esser rimasto chissà cosa di curioso, calcinacci, ciarpame e poco più, nulla che sembri giustificare una sortita di sgamo (il portone era comunque sbarrato). Ah, su un lato una porta metallica, arruginita ma ancora lì. Su di essa qualcuno si è divertito a lasciare una scritta, probabile citazione di una canzone considerando quel "feat" in terza riga. Ma... chi ha scritto probabilmente supponeva un lettore greco da cui la "u", abbreviazione del "you" anglofono, acquisisce una dieresi ché altrimenti un passante ellenofono avrebbe potuto leggere come "i". Sì dirà Grazia e Graziella! Il resto della frase è in inglese quindi non ce ne era bisogno! Vero. Ragionamente che va bene in Italia, non in Grecia. In Grecia tendono spesso a fare trascrizioni "fonetiche" delle parole. In italiano la parola "live" per intedere "dal vivo" viene scritta come in inglese e pronunciata alla maniera anglofona. In greco diventa "laiv" con tanto di dieresi sulla "a" ché altrimenti il dittongo "ai" viene letto "e". In questo caso, forse chi ha scritto ha avuto un'eccesso di zelo, ma ha compiuto un gesto non del tutto immotivato e comunque divertente.


Doors of Agistri

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