HT #219: "Scorci rosei"
Avrei voluto scrivere altre due parole su Metochi (o Metoxi), tipo che il nome deriva dal 1700 quando gli ottomani dissero che avrebbero requisito tutti gli averi alla chiesa, ma solo quelli presenti sui loro territori, e quindi, giustamente, han spostato tutto al di fuori dei confini, atrezzi, provviste e quantaltro, arrivando così a costruire dei piccoli conglomerati che presero il nome specifico di Metochi, da cui il nome della frazione collinare dell'isola di Agistri, sovrastante Skala. Oppure potrei ricordare di quando al supermercato di Milos ho trovato esposto sugli scaffali un aceto di vino igp/doc/oqualcosaaltro originario di Modena che ben si chiama Metochi, con evidente riferimento ecclesiastico/rupestre nell'etichetta. O anche della prima volta che ho esplorato il piccolo borgo e l'unico essere vivente che ho incontrato era un pavone. Casinisti di pavoni, che poi neanche si pavoneggianoe anzi preferiscono nascodersi a metri d'altezza sugli alberi. E ora che ci penso, piuttosto, la prima volta che vi passai, senza saperne il nome e senza nemmeno girarlo, fu nel 2016. Era stata la mia prima visita sull'isola di Agistri, ero andato per boschi, e sulla strada del ritorno costeggiai la parte superiore dell'abitato in direzione Milos ove avrei dovuto prendere il traghetto del ritorno. Me ne ero completamente scordato di questo particolare, ma scartabellando le foto di quella giornata ne ho trovata una che inquadrava una parete con una corda navale messa in esposizione, a formare quasi un quadro. E' ancora lì.
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