HT #56: "Philopappo e Socrate"

 Uno dei primi obiettivi che mi ero posto di passaggio ad Atene era di tornare a trovare Socrate, e così fu. Sulla collina di Philopappo, oltre ad esservi il monumento che lo stesso autoeresse a magnificarsi, si trova, sperso nel verde, quella che fu la prigione in cui il filosofo greco fu rinchiuso prima di bere la fatale cicuta (ancorché rigorosamente senza olio di palma e senza nitriti). Davanti alle grotte, che ancora hanno le sbarre atte ad impedire fughe dall'interno, sussistono le due panchine lignee cui mi sedetti tempo addietro. Purtroppo devono averle rinnovate, quantomeno riverniciate: a suo tempo qualcuno vi aveva inciso un divertente "Free Socrates" mentre ora l'ironico atto vandalico rimane scomparso. Peccato. Nulla ha imedito di sedermici comunque, osservare l'ultima dimora di Socrate, respirare il verde che compone la collina, ascoltare qualche cicala che nonostante il mese ormai d'autunno ancora dice la sua, ed in qualche modo cercare di vivermi il momento con un'occhio al passato e alla interconnesioni tra i due. Situazioni particolari che mi capita di provare in luoghi di questo tipo, partire cercando di viversi il "qui e ora" e ritrovarsi a condividere il "qui" con Socrate (la prigione, le panchine) e al contempo provare la sensazione che pure il mio ed il suo "ora", sebbene divisi dalla linea temporale, condividano lo stesso "qui" in quel momento. Come se i vari ora, anche di diverse persone, possano essere contemporanei. Elucubrazioni? Immaginazione? Filosofia? Di sicuro in quei momenti stavo bene, andare a far due chiacchere con Socrate è per me cosa positiva.


Socrate e le sue prigioni

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